Il suo calvario iniziò il 23 settembre 1943, dopo essere stata arrestata a Roma il 22 settembre. Era ritornata in Italia, dalla Bulgaria, il 12 settembre, atterrando a Chieti Scalo, probabilmente ignara dell’avvenuto armistizio o forse anche consapevole dell’evento, ma sicura che non avrebbe avuto rappresaglie, in quanto cittadina tedesca dopo il matrimonio con Filippo d’Assia, fra l’altro membro delle SS, anche se sospettato di essere uno dei congiurati dell’attentato a Hitler.
Venne rinchiusa a Buchenwald, sotto il falso nome di Frau von Weber, con il divieto di rivelare la propria identità.
Fu un personaggio sfortunato, in quanto la sua reclusione è da ricollegarsi unicamente al tradimento del padre e non a un’attività antinazista.
Comunque la sua è una storia quasi unica fra personaggi di sangue reale e bene ha fatto Ninel Ivanovna Podgornaja a scriverne, in un libro-biografia di Mafalda, che è anche indirettamente il racconto del crollo di una dinastia, i Savoia.
Non si pensi al solito librone di storia alla ricerca di verità, moventi, scopi, perché in fin dei conti la protagonista è diventata un personaggio solo per la sua dolorosa fine. In effetti, in un ambiente regnante dove alle donne non era consentito esprimere giudizi di carattere politico (ma Vittorio Emanuele II non voleva che il gentil sesso si pronunciasse anche in altri campi), non c’è poi molto da raccontare, se non vicende ordinarie, ma di interesse in quanto afferenti una principessa peraltro irrequieta e anticonformista rispetto al rigido e chiuso ambiente voluto dal padre.
In questo testo non troverete lo spirito critico di uno storico attento, ma episodi, matrimoni, rapporti fra nobili, sullo sfondo di un’Italia in cui la monarchia era già esautorata dal fascismo, in un clima tuttavia irreale da Belle Epoque.
In questo senso è un’importante testimonianza storica di un ceto e di un’epoca, che gli orrori della guerra cancelleranno.
Mafalda di Savoia, suo malgrado, ha segnato con la sua morte la resa di una dinastia ai venti nuovi, vittima di quell’armistizio con cui il padre tradì non solo i tedeschi, ma anche gli italiani, lasciandoli in balia di un ex alleato furioso e feroce.
Il libro è corredato da numerose fotografie dei luoghi e delle persone di cui parla.
Di gradevole lettura, può essere un valido aiuto per saperne di più di un periodo così tragico della nostra storia.
Renzo Montagnoli
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